Wild Nights, Tamed Beasts

La giovane Ye Xiaolin, spacciandosi per badante, si introduce nelle case degli anziani per uccidere. I suoi piani sono ostacolati quando incontra il custode dello zoo – Ma Deyong –, colui che mette sottosopra la sua vita; le indagini del poliziotto Zhou Ping lambiscono i destini di entrambi. Sulla dignità, i legami familiari, la cultura del lutto, e sulle nostre società in crisi e sempre più vecchie.

NOTA SUL FILM
L’esordio alla regia di Wang Tong trasforma l’ansia universale per l’invecchiamento in un dramma mutevole, che cambia pelle senza mai perdere di intensità. Ascrivibile al filone del neo-noir cinese, il film oscilla tra thriller, romance contorto e dramma a forte connotazione sociale, ed esplora con sensibilità il legame fragile tra chi si avvicina alla fine e chi resta ad accompagnarlo. Fluidi movimenti di macchina, split screen, e una danza magnetica tra realtà e immaginazione accompagnano un racconto in parte ispirato all’esperienza personale del regista, che dà voce alla solitudine degli anziani e allo smarrimento dei giovani, privilegiando l’empatia al moralismo.

NOTE DI REGIA
È singolare, trovo, il fatto che, in Cina, evitiamo il più possibile di parlare della morte. Questo fa sì che cresciamo poco informati e poco capaci di affrontarla – eppure è qualcosa di inevitabile: tutti le andremo presto incontro, facendone esperienza prima sulla pelle nostra o su quella di altri. In questo film c’è una donna che, segretamente, uccide persone anziane. Saranno due gabbie, una storia e un incontro brutali.