L'Oeuvre invisible - Unseen Pictures

Alexander Trannoy non riuscì mai a confezionare un solo fotogramma. In gioventù, aveva coinvolto Jean Rochefort in vari progetti. Claude Lelouch l’aveva assistito nel tentativo di fare un film in Italia. Era stato sul punto di dirigere Anouk Aimée nell’irrealizzato Serpent de Gibraltar. In America, dove Trannoy si era recato per girare con la Dietrich, comparve in lui la follia. Una storia che non sembra vera… Il sogno di un fallimento e viceversa.

NOTA SUL FILM
È una storia troppo bella per essere vera: infatti quello di Tembouret e Rodionov è un mockumentary. Ma girato con tanta bravura da ingannare chiunque, grazie anche alla complicità di numerosi insospettabili (c’è anche Jean-Claude Carrière). Una struggente riflessione sul sogno e sul fallimento, un film che si candida a diventare un cult movie.

NOTE DI REGIA
Una quête in prima persona sulle tracce del regista Alexandre Trannoy, un uomo – o un fantasma – che ha dedicato la sua vita a progetti ambiziosi ma sistematicamente e mirabilmente falliti uno dopo l’altro. Ci sono voluti almeno 15 anni per portare a termine L’œuvre invisible, che è poi un mockumentary. Noi pure abbiamo incontrato problemi simili a quelli incontrati da Trannoy, quasi il suo fosse un morbo contagioso. Indaghiamo l’importanza dei sogni che l’artista o il creativo si porta sempre appresso, e la passione decisa che serve per trasformare i sogni in realtà. Nostro complice è il migliore amico di Trannoy, l’attore Jean Rochefort: per lui possiamo parlare di film testamento.