Vie privée

Quando la rinomata psichiatra Lilian Steiner viene a sapere che uno dei suoi pazienti è morto, ne resta profondamente turbata. Convinta che si tratti di omicidio, decide di indagare…

NOTA SUL FILM
Tra thriller psicologico ed eccentrica commedia famigliare (il terreno privilegiato fino a oggi dalla regista Rebecca Zlotowski), dubbi, certezze, insicurezze, il passato, altre vite, sospetti s’inseguono sulla faccia altera e impagabile di Jodie Foster, circondata da Daniel Auteuil, Virginie Efira e Mathieu Amalric.

NOTE DI REGIA
Il titolo Vie privée mi ha ossessionata per anni, come se racchiudesse una verità che dovevo scoprire: la tensione tra ciò che siamo e ciò che gli altri percepiscono di noi. Quando ho letto questa sceneggiatura, sono stata subito affascinata dalla possibilità di rompere con il mito della donna forte, così spesso idealizzato sullo schermo. La protagonista si ritrova a mettere in discussione la propria identità professionale e la sua razionalità, mostrandoci come, dietro la compostezza, si nasconda spesso una profonda vulnerabilità. Questo è un film ricco di parole, costruito sul confronto tra una donna che ha smesso di parlare e un’altra la cui professione è ascoltare. Il cuore della storia si trova proprio in questi dialoghi, dove i ruoli si definiscono e la vulnerabilità di entrambe le donne viene messa a nudo.