The Three Faces of Eve
Nunnally Johnson Stati Uniti 1957 91 min

Festa del cinema
Sinossi
Il film che lancia la Woodward, con una prestazione attoriale che le fa vincere un Oscar, è una sorta di esorcismo freudiano. Affetta da personalità multiple, una donna guarisce con terapia e ipnosi che la liberano di un trauma dell’infanzia: anche se le sedute di Lee J. Cobb (il suo nome: Dr. Luther) somigliano più a interrogatori in un commissariato o a quelli di un puritano di fronte ad una strega a sua insaputa. “Casalinga dolce e confusa”, borghese sofisticata o svalvolata seduttrice (la personalità più divertente), l’attrice non perde l’occasione di una lezione di virtuosismo di tecnica e immedesimazione che le offre il copione: del resto, l’intero film, non può essere letto come una sorta di oscura ma rivelatrice allegoria dell’arte della recitazione e delle sue implicazioni psichiche (ogni attore sogna di poter abitare qualcun altro anche se per periodi limitati)? In ogni caso, sullo sfondo della scena, con ricercate ombreggiature, il bianco e nero di Stanley Cortez (come quello incredibile di L’orgoglio degli Amberson e La morte corre sul fiume), raddoppia, simbolicamente, il profilo di ogni cosa, e la scenografia e la set decoration dell’altro primatista, Lyle Wheeler (due titoli tra i suoi 350 film: Via col vento e Sfida infernale), sono coprotagoniste, più della regia, a tratti indecisa tra la commedia e il film scientifico (con una introduzione di Alistair MacLean) tranne che nei carrelli a stringere sul volto, sulla sua pelle «di porcellana, incredibilmente sottile», che trasuda «il perfetto blend di vulnerabilità e confusione, impertinenza e sex appeal» (Sue Adolphson, San Francisco Chronicle). Grande successo, come ricorda Leslie Halliwell (in Film Guide): «Il suo box office fu sufficiente per l’inizio di un ciclo di film sulla schizofrenia».
Regia
Nunnally Johnson